Stipendi bassi e carriere deboli: la Pa non piace ai giovani
ROMA, 3 dicembre – La Pubblica amministrazione continua a respingere i giovani. Basse retribuzioni e scarse prospettive di carriera non agevolano il reclutamento. Così, l’età media dei travet nelle strutture dello Stato continua a essere troppo alta. Secondo l’ultima indagine di Bigda per Flp – Federazione lavoratori pubblici e Funzioni pubbliche, su dati Eurostat e Istat, la quota di dipendenti tra i 18 e i 34 anni nelle amministrazioni centrali è ferma al 2,5% e l’Italia è penultima dopo la Grecia tra i Paesi Ocse. In tutta la Pa italiana, che conta 3,2 milioni di dipendenti, gli under 35 sono 336.598, appena il 10,4%.
Insomma, i concorsi pubblici hanno poca attrattività ed è bassa anche la mobilità tra le regioni. C’è però una fuga da alcuni territori del Meridione verso il Nord, con la Campania che ha il saldo peggiore. Mentre aree come Lombardia ed Emilia Romagna attirano rispettivamente 129mila e 92mila dipendenti in più, il Mezzogiorno soffre di una pesante emorragia: in Sicilia solo il 6% del personale arriva da fuori regione, mentre, come accennato, la Campania perde 192mila lavoratori.
Il nodo stipendi resta forse il più grave. Malgrado un aumento del 23% in 10 anni, le buste paga nella Pa del nostro Paese non molto indietro rispetto a quelle del resto d’Europa: in media 1.978 euro per i dipendenti italiani contro i 2.973 euro degli omologhi stranieri.
Così il reclutamento va a scartamento ridotto, dopo gli anni duri del blocco del turnover. Nel biennio 2021-22, secondo lo studio di Flp, sono state aperte 395 sessioni d’esame che hanno attirato 1,6 milioni di candidature con la partecipazione effettiva di 620 mila persone. Ma se si guarda alla progressione dal 2010 al 2022 della copertura dei posti per anno di pubblicazione dei bandi, si nota che, se fino al 2018 la percentuale era del 100% di copertura, dal 2019 ci attestiamo tra l’80% e il 90%.